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Ricerche di Storia Politica è una rivista aperta alla collaborazione di tutti gli studiosi interessati alle discipline che ne costituiscono l’oggetto. Chi intende collaborare deve seguire rigorosamente la procedura qui di seguito riportata.
1. Si consiglia di inviare alla redazione della rivista, utilizzando il submission system (https://submission.rivisteweb.it/index.php/rsp), una proposta di articolo (o rassegna bibliografica) che spieghi in non più di due cartelle dattiloscritte il tema che si intende affrontare, le fonti che si utilizzano ed i tempi proposti per la consegna dell’elaborato. Unire ad esse un proprio sintetico curriculum vitae.
2. Attendere di ricevere una risposta da parte della redazione. Se questa è positiva si potrà procedere con il caricamento dell’articolo completo in formato word attraverso il submission system. L’autore deve inoltre fornire assicurazione che: a) si rispetteranno rigorosamente i tempi di consegna fissati dalla redazione e le normative per la stampa che verranno comunicate; b) si accetterà l’uscita a stampa del contributo nei tempi proposti dalla redazione di RSP.
3. L’autore deve inoltre garantire che il suo contributo è originale ed inedito, che quanto contenuto in esso non lede alcuna normativa giuridica, che egli non pubblicherà il suo contributo, comunque rivisto o rimaneggiato, in nessun’altra sede né italiana né estera per i due anni successivi alla data di pubblicazione su RSP. Ogni deroga a questa regola va autorizzata per iscritto dalla Direzione.

ATTENZIONE! Tutti i contributi sono sempre sottoposti al giudizio preliminare della redazione e in seguito a quello di due blind referees. Ciò significa che ogni proposta accettata in esame da parte della redazione non comporta alcun impegno di pubblicazione del contributo. Invece, quando il contributo arriva in forma definitiva, esso viene inviato, in copie prive dell’indicazione del nome dell’autore, a due qualificati studiosi dell’argomento proposto, individuati dalla redazione. I giudizi espressi dai referees verranno trasmessi all’autore, privi dell’identità di chi ha formulato il giudizio.
Solo dopo aver acquisito questi giudizi la redazione decide sulla pubblicazione dei contributi sottoposti, eventualmente invitando l’autore a riformularli tenendo conto delle critiche che gli fossero mosse.
Chi collabora a RSP dichiara preventivamente di accettare questa metodologia di selezione dei contributi.
I libri proposti per recensione vanno inviati alla Redazione.

Numero di battute massimo per i saggi: 70.000 battute (spazi e note inclusi)

Numero di battute massimo per le rassegne: 50.000 battute (spazi e note inclusi)

Numero di battute massimo per le rubriche: 30.000 battute (spazi e note inclusi)

NORME REDAZIONALI

Qui di seguito si riportano le principali norme redazionali e tipografiche utilizzate dalla rivista “Ricerche di Storia Politica” e valide, in generale, per i testi pubblicati dalla casa editrice Il Mulino. Tali norme devono essere seguite tanto nella composizione di nuovi testi quanto nella sistemazione redazionale/traduzione dei testi che vengono inviati alla rivista e richiedono di essere sistemati e uniformati prima della consegna all’Editore.

Impostazione pagina – Impostazione paragrafo – Carattere

I margini della pagina (dal menu File) devono essere: margine superiore 2,50 cm (o 2 cm), margine inferiore, margine destro, margine sinistro 2 cm.
Il paragrafo (dal menu Formato) va impostato secondo i seguenti criteri:
– allineamento: giustificato
– rientri (destra e sinistra): 0 cm
– rientro a capo: nessuno
– interlinea: singola
Il carattere (dal menu Formato) è Times New Roman 12 per il testo, Times New Roman 10 per le note e le citazioni infratestuali.
L’impostazione del paragrafo indicata si applica sia al testo sia alle note; in altre parole le note non devono apparire in un corpo più ristretto rispetto al testo, bensì essere allineate ad esso a destra e a sinistra.

Caratteri: tondo, corsivo, grassetto

Il carattere tipografico da utilizzare (sia per il testo sia per le note) è il tondo (es. libro).
Il grassetto (es. libro) va usato esclusivamente per il titolo del saggio/rassegna (titolo da scrivere in MAIUSCOLO grassetto) e per gli eventuali titoli dei paragrafi (che si devono scrivere in grassetto ma minuscolo).
Il corsivo (es. libro) deve essere impiegato in tutti i seguenti casi:
– titoli di libri, articoli, opere d’ogni genere, titoli di paragrafi, capitoli, parti e sezioni d’opera (si intendono in questo caso i titoli di opere o di paragrafi e capitoli citati nel testo o nelle note)
– le parole o brevi espressioni in lingua diversa dall’italiano ma non ancora entrate nell’uso comune della nostra lingua. Mentre leader/leadership, mass media, sport, tunnel, élite (senza la “s” finale anche quando nel testo è utilizzata al plurale) si possono scrivere in tondo perché oramai molto frequenti nella lingua italiana, espressioni come party system, deregulation, party government, issue ecc. vanno posti in corsivo.
Qualora un testo citato contenga una parola o frase in corsivo è bene indicare in nota la dicitura “corsivo dell’autore”. Se, al contrario, l’autore del saggio intende dare rilevanza ad una parola o frase di una citazione mettendola in corsivo, in nota va riportata sempre la dicitura “corsivo mio” [n.b. questa indicazione vale nel caso della composizione di un testo nuovo; nella sistemazione redazionale/tipografica di un testo scritto da un altro autore, spetta all’autore stesso indicare se l’eventuale corsivo all’interno della citazione è suo o della fonte).
A precisazione di quanto detto finora sul corsivo è bene ricordare che vanno invece in carattere tondo:
– i nomi delle partizioni interne di un volume, con iniziale maiuscola (Prefazione, Introduzione, Capitolo III, Bibliografia ecc.)
– i nomi propri stranieri di associazioni, istituzioni, cariche pubbliche ecc. che non hanno equivalente in italiano (es. Royal Society, British Museum, London School of Economics).

Virgolette

Nel testo e nelle note le virgolette vanno sempre a sergente, ossia ” e “. Si consiglia di impostare il computer in modo che tali virgolette risultino dalla digitazione contemporanea del tasto “ctrl” (in basso a sinistra sulla tastiera) ed un altro tasto a scelta. Tale impostazione rapida si può fare dalla finestra “simboli” nel menu Inserisci. Questo perché l’alternativa è di entrare ogni volta nel menu Inserisci e poi nella finestra “simboli”, il che diventa molto lungo quando ci sono decine di virgolette alte da trasformare in virgolette a sergente. L’impostazione rapida (con “ctrl” e un altro tasto) consente anche di sostituire automaticamente tutte le virgolette, utilizzando la finestra “sostituisci” dentro al menu Modifica.
Le virgolette alte, preferibilmente diritte (es. “) anziché tonde (es. ” e “), si devono utilizzare esclusivamente all’interno di un testo citato compreso tra virgolette a sergente. Ovviamente quando una citazione lunga è riportata in corpo separato e non tra virgolette (vedi oltre) e dentro vi compare una parola o espressione tra virgolette queste vanno a sergente. In sostanza le virgolette alte (“) si usano soltanto per distinguere parole o espressioni, poste dall’autore tra virgolette, all’interno di un testo citato e già virgolettato. Es. “Le grandi masse dei lavoratori – scriveva nel 1895 J.S. Stuart-Glennie – danno, com’è naturale, molta più importanza al miglioramento delle loro condizioni economiche che ai progetti del partito liberale quali la “concentrazione contro i Lord”, l’autonomia irlandese e il local veto”.
Per i testi editi da Il Mulino si debbono usare le virgolette a sergente (” “) anche nel caso di parole o espressioni che non costituiscono una citazione ma che vengono usate dall’A. in un’accezione particolare o alle quali si vuole dare una certa enfasi (altre case editrici preferiscono in questi casi l’utilizzo delle virgolette alte, per non generare confusione che le citazione poste tra virgolette a sergente, ma non il Mulino).

Citazioni

I passi citati lunghi più di 3 righe vanno posti in corpo separato, ossia lasciando una riga vuota di spazio prima e dopo la citazione e utilizzando un corpo di carattere più piccolo (10). L’allineamento del paragrafo, invece, rimane invariato, ossia la citazione non rientra, né a destra né a sinistra, rispetto al testo.
Es:
Nella sua analisi Sonnino rilevò che

l’esorbitare della Camera elettiva dalle sue funzioni e la sua invasione dei poteri della Corona […] sono state rese possibili mediante la dottrina che faceva dei ministri del Re i ministri della Camera, cioè li sottoponeva alla diretta dipendenza delle mutevoli maggioranze parlamentari. […] In paesi dove l’azione del Governo centrale e in genere l’azione dello Stato sono ridotte al minimo […] la dipendenza formale del Ministero dalla Camera elettiva non porta necessariamente a conseguenze gravi […]; ma dove invece, come da noi, le funzioni dello Stato […] si accrescono ogni giorno più, e tutto si attende e si chiede dal Governo centrale, gli effetti del traviamento dalle norme dello Statuto sono disastrosi, anzi fatali pel regolare funzionamento delle istituzioni rappresentative.

La polemica di Sonnino si inseriva nel vivo della contestazione al fenomeno del trasformismo.

Le citazioni brevi, meno di 4 righe, si devono porre tra virgolette a sergente (vedi sopra).
Qualora l’autore abbia eliminato delle parti dalla sua citazione, le parti omesse vanno indicate con la parentesi quadra e tre puntini interni […]; non è corretto invece indicare solo i puntini oppure inserire i puntini dentro parentesi tonda (vedi esempio sopra).

Trattini lunghi e brevi

I trattini lunghi servono ad indicare gli incisi: es. Il sovrano, infatti, – concludeva Sonnino – “impersona lo Stato in tutti gli elementi suoi più necessari e normali”
I trattini lunghi vengono dati direttamente dal computer se si digita lo spazio prima e dopo il trattino piccolo che si trova nel tasto in basso a destra sulla tastiera.
Il trattino piccolo, invece, si usa soltanto per unire due parole che non esistono come parola singola: es. politico-istituzionale, anti-imperialismo, liberal-borghese. In questo caso non ci va lo spazio né prima né dopo il trattino; le parole sono, cioè, attaccate e separate solo dal trattino piccolo.

Accenti

Le vocali à, ì, ò, ù, vanno con accento grave (così come è, cioè), mentre perché, sé, né, affinché vanno con accento acuto (di norma il computer dà gli accenti giusti delle parole di uso corrente in automatico durante la scrittura).
Fare attenzione alla È che, di norma, viene scritta dagli autori come E’ ossia E maiuscola e apostrofo, il che è sbagliato. Si consiglia, anche in questo caso, di scegliere da “simbolo” del menu Inserisci un’opzione automatica per digitare la È (es. digitare contemporaneamente il tasto “ctrl” e il tasto “e”). Questa possibilità va però impostata nei singoli computer, non viene data automaticamente; è tuttavia utile perché poi permette di fare automaticamente la sostituzione della E’ con la È dal menu Modifica finestra “sostituisci”.
A volte succede, soprattutto con i testi di autori stranieri che hanno tastiere diverse dalle nostre, che anche le lettere accentate vengano riportate con l’apostrofo, es. a’, e’, u’. Anche in questi casi si deve intervenire e sostituire le lettere con apostrofo con le normali lettere accentate.

Note

Le note vanno poste a piè di pagina e non in fondo. L’impostazione-paragrafo è la stessa del testo (allineamento giustificato, rientro cm. 0, nessun rientro per gli “a capo”).
Non sono ammesse note “all’americana” che rinviano ad una bibliografia annessa al saggio. La numerazione delle note deve essere progressiva e non sono ammesse note “bis” o “ter”. Nel testo il numero di rimando alla nota precede (e NON segue) i segni di interpunzione. Es. Sonnino , affermando che il Parlamento…..oppure Scrisse un articolo pubblicato nel 1897 dalla “Nuova Antologia” .
Le opere citate per la prima volta devono recare:
– nome puntato o per esteso e cognome dell’autore e virgola
– titolo del volume o dell’articolo in corsivo e virgola (quest’ultima non in corsivo)
– luogo di edizione del volume e virgola
– casa editrice e virgola
– anno di edizione e punto se la nota finisce. Nel caso vengano indicate delle pagine, dopo l’anno di edizione si mette la virgola e si indicano le pagine così: p. 24 oppure pp. 24-39 (dopo la “p” o “doppia p” si lascia uno spazio poi si mette il numero o i numeri). Le pagine NON si indicano “pag.” o “pagg.)
Es. F. Cammarano, Storia politica dell’Italia liberale, 1861-1901, Roma-Bari, Laterza, 1999, pp. 24-48.
Nel caso di doppia iniziale puntata del nome proprio NON si metto lo spazio tra le due iniziali, lo spazio si mette invece tra la seconda iniziale e il cognome: es. M.S. Piretti, E.F. Biagini
Le stesse regole sopra indicate valgono per indicare gli articoli tratti da riviste; in questo caso dopo il nome dell’autore e il titolo si riporta l’indicazione della rivista (o quotidiano), del fascicolo e anno di edizione (o, nel caso di quotidiani, della data di pubblicazione). Es. S. McGee Deutsch, Verso un’internazionale nazionalista, in “Ricerche di Storia Politica”, 2 (2002), p. 46.
Oppure I. Montanelli, Il teleschermo avvelenato, in “Corriere della Sera”, 6 maggio 1964
N.B. Gli autori possono indicare in modo differente i dati relativi ad una rivista, mettendo, ad esempio, solo il fascicolo e l’anno (come nell’esempio), oppure anche il numero romano che indica l’annata, oppure il/i mese/i di pubblicazione di quel fascicolo. Queste indicazioni possono essere mantenute; gli esempi sopra riportati per le riviste sono di massima e non è sbagliato riportare eventualmente i mesi di pubblicazione del fascicolo o il numero dell’annata. L’importante, però, è che all’interno di uno stesso saggio o rassegna ci sia una relativa uniformità nella dicitura. Se, ad esempio, vengono indicate le date di pubblicazione di articoli su quotidiani, debbono essere sempre uguali, con il mese sempre per esteso (6 maggio 1961) oppure con il mese sempre in numero (6-5-1961).

Nel caso di volumi stranieri con uno o più curatori si può mantenere la forma usata dall’autore che potrà essere A.J.A. Morris (edited by), Edwardian Radicalism 1900-1914, London & Boston, Routledge & Kegan Paul, 1974 oppure A.J.A. Morris (ed.), Edwardian Radicalism 1900-1914, London & Boston, Routledge & Kegan Paul, 1974. “Edited by” oppure “ed.” (o “eds.” nel caso di più curatori) vanno entrambi bene.
Nel caso di libri italiani con uno o più curatori la formula adottata da Il Mulino è la seguente:
Logiche e crisi della modernità, a cura di C. Galli, Bologna, Il Mulino, 1991
Va bene, comunque, anche la formula più comune che è C. Galli (a cura di), Logiche e crisi della modernità, Bologna, Il Mulino, 1991. Pertanto se l’autore indica le curatele in questo modo va bene lo stesso. Naturalmente qualora si citi un saggio all’interno di una curatela la formula sarà:
P. Pombeni, La modernità nella politica dallo Stato ai partiti, in Logiche e crisi della modernità, a cura di C. Galli, Bologna, Il Mulino, 1991 oppure P. Pombeni, La modernità nella politica dallo Stato ai partiti, in C. Galli (a cura di), Logiche e crisi della modernità, Bologna, Il Mulino, 1991
Va detto, tuttavia, che queste diciture sono, di norma, indicate correttamente dagli autori stessi; dunque nella sistemazione redazionale di un testo l’importante è verificare che le formule usate (ad esempio “a cura” messo prima o dopo) siano uniformi e, eventualmente, omogeneizzarle.

Le note relative ad opere già citate si indicano preferibilmente riportando il nome dell’autore, una prima parte (breve) del titolo seguita dalla virgola e dalla sigla cit. Es.
P. Pombeni, La modernità nella politica, cit., p. 44.
A volte si possono trovare solo il nome dell’autore e la sigla op. cit. (in corsivo perché fa le veci del titolo): P. Pombeni, op. cit., p. 44. Questo, però, può accadere solo se un autore è citato una volta soltanto e con una sola opera, altrimenti si possono creare fraintendimenti. Tale dicitura è sempre meno frequente (rispetto a quella che riporta una parte del titolo) ed è sconsigliata.

Per indicare l’opera citata nella nota precedente si usa Ibidem (in corsivo) seguito da virgola e numero di pagina/e se la pagina o le pagine sono diverse da quelle indicate nella nota precedente; altrimenti basta solo Ibidem
Es. nota 3: N. Colajanni, L’Italia nel 1898. Tumulti e reazione, ed. a cura di B. Biral, Milano, Feltrinelli, 1951, p. 23
Nota 4: Ibidem, p. 26
Anche questo, di norma, è indicato correttamente dagli autori e nella sistemazione redazionale dei testi solitamente non ci sono interventi da fare. Ci sono autori che indicano Ivi (in tondo) al posto di Ibidem se cambia la pagina rispetto alla nota precedente (nell’esempio indicato sopra diventerebbe: Ivi, p. 26). Nella sistemazione redazionale dei testi per RSP si può lasciare anche “Ivi” in questi casi; la casa editrice Il Mulino preferisce comunque l’uso di Ibidem anche quando cambia la pagina di riferimento.

Nelle note non si deve andare a capo, anche nel caso di una citazione. Es.
Cfr. anche J.H. Morgan, The Constitutional Revolution, cit.: “la riforma della Camera dei Lord dovrebbe essere preceduta dalla riforma della Camera dei Comuni. Prima di decidere quali debbono essere i poteri della Camera Alta, dobbiamo sapere bene quali debbono essere quelli della Camera bassa”. Il testo delle note, quindi, va tutto di seguito.

Il testo delle note inizia sempre con la lettera maiuscola e termina col punto.

Lettere Maiuscole

Come norma generale occorre tener presente che è bene ridurre al minimo le lettere maiuscole: dunque sant’Agostino e non Sant’Agostino. È bene usare la lettera maiuscola, comunque, per le istituzioni come Parlamento, Camera dei Lord, Impero, Corte di Cassazione, ministro del Tesoro (ma Ministero del Tesoro). La lettera minuscola si usa, invece, preferibilmente per governo, primo ministro, sovrano, ministro degli Interni e in tutti i casi in cui non si indica una istituzione ma una persona (dunque sovrano ma Corona e Regno, papa ma Chiesa).
Nella maggior parte dei casi si possono mantenere le scelte fatte dall’autore del testo, qualora però le lettere maiuscole non siano troppe; è consigliabile quindi trasformare gli eventuali Governo o Re in governo e re.
Per evitare confusioni col participio passato del verbo “essere” è bene mettere sempre il sostantivo Stato maiuscolo.
Nelle sigle dei partiti è preferibile che solo la prima lettera sia maiuscola; dunque Dc, Pci, Spd. Lo stesso vale se il nome del partito o associazione è scritto per esteso: Partito comunista italiano; Associazione nazionalista italiana (ma Labour Party o Liberal Party). Anche questa è un’indicazione di massima e si può mantenere la dicitura dell’autore del testo.
I nomi di popolo vanno sempre con la iniziale minuscola: italiani, inglesi, spagnoli.
Per rispettare i criteri redazionali anglosassoni si deve usare la lettera maiuscola per tutti i sostantivi e verbi (tranne congiunzioni, articoli determinativi e indeterminativi, preposizioni) che compaiono nei titoli di opere o articoli: G.H.L. Le May, The Victorian Constitution. Conventions, Usages and Contingencies, London, Duckworth, 1979. Oppure A.V. Dicey, The Paralysis of the Constitution, in “The Contemporary Review”, LXXXVII, 1905. Come si vede in questi casi tutti i sostantivi e verbi dei titoli sono riportati in maiuscolo. Questa regola è tassativa solo per le opere inglesi e americane.

Annate e Secoli

È consigliabile indicare le annate ed i secoli per esteso e non con i numeri; quindi anni Settanta, anni Cinquanta, il Novecento, tra Otto e Novecento ecc. anziché anni ’70, anni ’50, il ‘900, tra ‘800 e ‘900. In tali casi le annate ed i secoli vanno maiuscoli.

Schede

Il titolo del libro recensito non va in corsivo ma in grassetto e tondo normale (potete vedere un fascicolo di RSP per capire). Vanno invece normalmente in corsivo e non grassetto i titoli degli eventuali libri che il recensore cita nella scheda. Ricordo inoltre che il nome proprio dell’autore, all’inizio della recensione, va per esteso; se il recensore ha messo solo l’iniziale occorre cercare in Internet il nome esatto (non è difficile, basta guardare su Amazon). Nell’intestazione iniziale ci vanno sempre le pagine del volume (indicate totali pp. 463, oppure dalla prima all’ultima pp. iii-463, a seconda di come mette il recensore); se mancano occorre cercare in Amazon e inserirle. Alla fine dell’intestazione (autore, titolo, luogo edizione, casa editrice, anno, pagine) ci va il punto. In fondo, come sempre, il nome del recensore staccato di una riga e allineato sulla sinistra (qualora la scheda sia stata tradotta non ci va il nome del traduttore; questo lo si mette solo nei saggi e rassegne).

CARTELLA: foglio dattiloscritto su una sola facciata di 30 righe per 60 battute (tot. 1800 battute).

Id.
Idem = “lo stesso”: nelle note bibliografiche, quando vengono citate opere diverse di uno stesso autore nelle note successive alla prima nota, invece di ripetere il nome dell’autore, si usa Id. oppure Idem, seguito dal titolo dell’opera
Ibid.
Ibidem = “nello stesso luogo”: per indicare un testo che è stato citato nella nota immediatamente precedente (è seguito da virgola e n. di pagina)
Op. cit. = opera citata: per indicare l’ultima opera che è stata citata in precedenza (è seguito da virgola e n. di pagina)
Art. cit. = articolo citato: per indicare l’ultimo articolo che è stato citato in precedenza (è seguito da virgola e n. di pagina)
S.d.
N.d. = sine data, “senza data”, quando manca la data di pubblicazione
S.l. = sine loco, “senza luogo”: quando non è specificato il luogo di pubblicazione
S.n. = sine nomine, “senza nome”: quando non è specificato il nome della casa editrice
.. et al. = … et alii, “e altri” nel caso di più di 3 autori, al posto del loro elenco completo